mercoledì 6 maggio 2015

Un Libro per un Fiore #2


Chi non aspira alle gioie dell'amore e a grandi cose, quando nell'occhio del cielo e nel seno della terra ritorna la primavera? (F. Holdelrin)

Eccoci qui con il secondo appuntamento della Rubrica Primavera! Oggi mi sento romantica perciò ho deciso di proporvi il fiore che, meglio di tutti, simboleggia l'amore, la bellissima e unica
Rosa


La Rosa è un genere di piante appartenenti alla famiglia delle Rosaceae di cui fanno parte circa 150
specie, è una delle piante più variegate e complesse e per questo anche una delle più affascinanti. La Rosa è il fiore da donare per eccellenza e ogni varietà porta con sè un messaggio diverso; la Rosa da secoli è il simbolo di amore, devozione, ammirazione, bellezza e perfezione, ma simboleggia anche il segreto e lo svelare con delicatezza
Fin dall'antichità questa meravigliosa espressione della natura è stata utilizzata in svariati campi, dalla poesia all'arte, dalla politica alla letteratura, poichè essa, nella sua versatilità, ha il grande pregio di poter appartenere a tutti e farsi portavoce delle emozioni e dei pensieri umani.
Nel mondo greco e romano ad esempio, la rosa era associata al mito di Adone e Afrodite: la dea, innamorata del giovane cacciatore, nulla può fare per salvarlo dalla morte provocata dall'attacco di un cinghiale. Nel soccorrere l'amato, Afrodite si ferisce con dei rovi e il suo sangue fa sbocciare delle rose rosse. Zeus commosso dal dolore della dea, permette ad Adone di vivere quattro mesi nell'Ade, quattro nel mondo dei vivi, e altri quattro dove avrebbe preferito: per questo la rosa viene considerata simbolo dell'amore che vince la morte e anche di rinascita
Nell'iconografia della mistica cristiana la rosa, per la bellezza, il profumo, per il mistero della sua forma apprezzata da tempo immemorabile e per il colore per lo più rosso, il simbolo antichissimo dell'amore, indica la coppa che raccolse il sangue di Cristo o la trasformazione delle gocce di questo sangue o le ferite di Cristo stesso. A questa simbologia appartengono sia la coppa del Graal sia la rosa celeste (rosa candida) della Divina Commedia di Dante.
Nel Medioevo la rosa era esclusivamente attributo delle vergini. Una rosa a cinque petali nel nimbo, sopra il confessionale, è il segno della discrezione.

lunedì 4 maggio 2015

Un Libro per un Fiore #1




Primavera non bussa, lei entra sicura | come il fumo lei penetra in ogni fessura | ha le labbra di carne, i capelli di grano | che paura, che voglia che ti prenda per mano. | Che paura, che voglia che porti lontano. (Fabrizio De Andrè)

Buon inizio maggio lettori! La primavera è giunta finalmente, non solo sul calendario ma anche nel clima, con le sue belle giornate di sole, i colori luminosi e quella dolce e sonnacchiosa sensazione di apatia che coglie le persone e le porta a desiderare di avere del tempo per se stessi, per fare ciò che si ama di più e che rende felici. Per me la primavera è tempo di fiori, colorati e profumati e di ricordi legati all'infanzia. Quando ero piccola mia nonna mi portava sempre in campagna la domenica pomeriggio, insieme raccoglievamo i fiori che trovavamo nei prati o sul ciglio dei sentieri e mentre ci inoltravamo nella natura mi raccontava le storie della sua gioventù quando, in onore del mese della Madonna e per celebrare la rinascita della vita, era solita raccogliere un fiore al giorno per tutto il mese di maggio. Alla fine il risultato era un mazzolino formato da 31 fiori diversi per 31 giorni di primavera. L'idea della raccolta quotidiana  mi è sempre piaciuta moltissimo, così quest'anno ho deciso di unire la bellezza dei fiori e dei loro significati ai libri, realizzando una rubrica della durata di un mese, quello di maggio appunto, in cui vi presenterò alcuni libri e i fiori ad essi collegati; tale collegamento potrà essere concettuale, quindi legato al contenuto della storia, oppure esteriore, ossia inerente il titolo o la cover. L'idea è quella di realizzare alla fine, un bellissimo bouquet fatto di natura e inchiostro, per festeggiare assieme la primavera e la sua magia.
Oggi siamo al primo appuntamento e per l'occasione ho scelto un fiore che amo molto, legato alla mia terra e al mare:

Giglio di Mare

 Il suo nome scientifico è Pancratium Maritimum, è una pianta erbacea perenne che cresce spontanea nelle spiagge e nelle dune litoranee e fiorisce nei mesi di Luglio e Agosto; i suoi fiori sono bianchi, grandi e profumati e assomigliano ai gigli comuni. Il Pancratium vegeta sulla sabbia, tra il vento e la salinità marina, in condizioni estreme; resiste, fermo e imperturbabile agli ostacoli della natura, lui che rappresenta la forza e la perseveranza di un'esistenza all'insegna della sopravvivenza. Per il suo essere selvaggio e forte, figlio della sabbia e del mare, che aspetta il ritorno dei naviganti e scruta l'orizzonte come un abile guardiano, non potevo che scegliere per lui un libro che del mare facesse il suo fulcro, che parlasse di avventura e viaggi, di navi e pirati, del profumo della risacca e dal rumore delle onde, un libro dalle pagine acquose e ricche di magia. Il libro del Giglio di Mare è

 Il Signore delle Balene di Alen Grana edito da La Piccola Volante.

«Sapete come nascono le leggende?» chiede il vecchio pirata al pubblico di giovani ascoltatori. «Le leggende nascono con le storie! Io ne sto giusto creando una raccontandovi tutto questo, ragazzi. Quando le persone iniziano a parlare di te e di tutto quello che hai fatto, nel bene e nel male, allora inizia la tua leggenda.» 
Questa è la leggenda di Fryg Blue e della Ciurma del Re Balena.
Questo non è un libro: è l'Oceano sconfinato, è la Rotta delle Sirene, è l'infida Baia delle Sabbie. È la storia dei Quattro Cannoni, è la maschera della strega. È l'esperimento del Dottor Sangue e il piccolo dente d'oro di Tramonto, il cacciatore di taglie. È la Giusta Sentenza, il porto di Kartax. È la Taverna del Generale Zoppo e la storia dei Bambini Abbandonati. È la bottiglia vuota di Bart il Pazzo. È un occhio gigantesco di balena.
Buon viaggio, pirati.
                   
Estratto:

Lì, udimmo il rumore.
Lo sciabordio inconfondibile di una piccola barca alla deriva, cullata dalle onde. Sembrava un cutter, l’unico albero spezzato e adagiato sullo scafo. A questo si aggiunse un altro suono sinistro. Un canto. E, via via che la piccola barca veniva verso di noi, le parole iniziavano a farsi comprensibili. Un canto di morte, ricordo ancora quella nenia, ripetuta all’infinito:

“Lo sa il mare,
la tomba dell’uomo grande.
Lo sa il mare,
la bara capovolta
legno sopra e legno sotto.
Lo sa il mare.”

Buona Primavera!
A presto!